Pubblicato il: 13/11/2015   

Cari Concittadini, Gentili Autorità,

la cerimonia del 12° anniversario dell'attentato di Nassiriya ha avuto inizio con le letture degli studenti che abbiamo appena ascoltato. Un ringraziamento davvero speciale va innanzitutto agli alunni della scuola Don Milani che hanno accolto l'invito dell'Amministrazione Comunale a elaborare un breve testo sul tema della commemorazione odierna. So che in molti avete aderito; purtroppo, per limiti di tempo, non era possibile dar "voce"a tutti. Sappiate, ad ogni modo, che la città di Seregno è orgogliosa e fiera di ognuno di voi.

Ho voluto che foste voi ragazzi ad aprire ufficialmente la cerimonia perché sono convinto che a nulla varrebbe ritrovarsi in simili circostanze istituzionali se non fossero i giovani a coglierne il testimone e l'eredità. Il lutto che può colpire una famiglia e poi una nazione intera, come quando i nostri Caduti nel tragico atto terroristico del 12 novembre 2003 tornarono in patria in bare avvolte dal tricolore, non deve smuovere sul momento solo un sentimento di contrizione, per quanto umano e legittimo. Occorre fare qualcosa di più che partecipare semplicemente a un pianto collettivo. Né sarebbe sufficiente deplorare la violenza e la guerra.

Ciò che davvero importa quando ci si accinge a raccontare il passato, dal più prossimo al più remoto, è renderlo protagonista del nostro presente attraverso gli insegnamenti e gli ammonimenti che da esso inevitabilmente si proiettano come lunghe ombre sui nostri giorni e sul nostro futuro. In altri termini: fare tesoro della sofferenza e dell'esperienza che stanno alle nostre spalle per poter meglio apprezzare e custodire quei diritti di cui godiamo e che spesso tendiamo a dare per scontati come l'aria stessa che respiriamo.

La solennità civile del 12 novembre, formalizzata peraltro con l'intervento diretto del Legislatore nel 2009, è una sintesi efficace della nostra carta costituzionale dove, da un lato, vengono sanciti come universali e inderogabili determinati principi e diritti della persona e, dall'altro, si afferma il  ripudio della guerra "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

Si riconosce così l'ineludibile diritto alla vita, alla pace e alla libertà della nostra patria e, al contempo, il dovere di solidarietà nei confronti di quei popoli che tale diritto vedono invece infranto, calpestato,vituperato e infangato. A presidio di questi baluardi di civiltà vi sono le nostre Forze Armate e, più in generale, le forze dell'ordine che operano per la giustizia e la legalità.

Chi indossa queste divise merita dunque il massimo rispetto e la profonda riconoscenza perché presta servizio non solo per garantire il meglio al nostro Paese, ma anche per portare in terre lontane il meglio dell'Italia inteso come conquiste democratiche e liberali. Un simile traguardo lo si raggiunge a volte a caro prezzo; molti, infatti, gli italiani negli ultimi anni rimasti vittime in azioni internazionali di pace. Dalla fine della seconda guerra mondiale diversi sono stati in realtà gli episodi nei quali i nostri militari sono stati uccisi nel corso della loro missione. L'attentato di Nassiriya, però, per le proporzioni assunte e per il dirompente impatto mediatico che giustamente ebbe a provocare, ha avuto l'effetto di scuotere le coscienze, di svegliarle dal torpore in un'epoca in cui sembrava che bombe, sangue e morte fossero solo tristi ricordi e brandelli di dolore di un passato lontano.

Dopo quel 12 novembre 2003 altri "12 novembre", per l'Italia, seguirono e riempirono le cronache di angoscia e disperazione. La legge n. 162/2009, "Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace ", è stata voluta propria per questo, per non dimenticare nessuno dei nostri "eroi silenziosi"… persone "comuni" perché non note al pubblico fino a quell'istante, ma che al bene comune tanto hanno saputo dedicare, fino all'estremo sacrificio.

Pochi giorni fa si sono svolte le celebrazioni della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Come ho dichiarato in quella occasione, non conta “quanti siamo” a partecipare a questo tipo di cerimonie. Ciò che davvero importa è che ci siamo. Finché ci sarà anche solo una voce a evocare la nostra memoria storica, quella voce sarà in grado di alimentare, col proprio soffio, un nuovo incendio di passioni civili, nuovi stimoli nonché rinnovate e ritrovate motivazioni per recuperare dal passato le radici della nostra identità sociale e culturale.

Voi giovani avete una responsabilità enorme, che può però regalarvi tante soddisfazioni e gratificazioni morali: è la responsabilità di farvi testimoni “moderni” di valori tramandati dalla Storia che nessun testimone diretto potrà più ormai raccontare. Per rendere omaggio alle Forze Armate che hanno combattuto per i nostri diritti e la nostra libertà e per la pacificazione internazionale non basta tuttavia fare presenza nelle tradizionali cerimonie di commemorazione. È significativo ed emblematico parteciparvi, certamente, e le Istituzioni tutte ve ne sono grate, ma bisogna andare oltre, oltre le formalità di circostanza. Occorre un impegno quotidiano e costante, accompagnato dalla consapevolezza di come siamo fortunati a poter godere, oggi, di determinati diritti per i quali altri hanno sofferto, lottato, fino a morirne.

E come rendere visibile e concreto questo nostro impregno? Ad esempio, partendo dal rispetto delle regole: regole scritte e regole di buon senso e di buona educazione. Rispetto per il prossimo, per le persone che ci circondano, per il ruolo e le funzioni che svolgono. Rispetto per la famiglia, per gli insegnanti, per gli amici e i compagni di scuola. Rispetto per chi ci richiama ai nostri doveri, per chi dovesse eventualmente riprenderci ma nell’ottica di fare il nostro bene e di educarci alla vita.

Da questi piccoli gesti e comportamenti si dimostra quanto considerazione abbiamo davvero per coloro che sono morti per la nostra libertà e la democrazia. Da questi piccoli gesti e comportamenti può avere inizio un mondo nuovo, un futuro senza più barbarie e terrore, senza più dieci o cento o mille Nassiriya.

Onore dunque a tutti i nostri Caduti.

Cedo adesso la parola, con grande piacere, al Vice-Presidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala e, a seguire, al Comandante della Compagnia Carabinieri di Seregno, Capitano Danilo Vinciguerra.

Grazie per l’attenzione.

 

Edoardo Mazza - Sindaco di Seregno

(Seregno, giardino comunale "Caduti di Nassiriya" - 12 novembre 2015)